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    l’approccio del patent box

    “Il regime di Patent box è una misura fiscale arrivata nel nostro Paese con eccessivo ritardo, ma che ha innegabili riflessi positivi sul tax rate aziendale e che va apprezzata per i suoi aspetti procedimentali basati su una collaborazione preventiva tra fisco e contribuenti che secondo noi deve divenire sempre più la stella polare nei rapporti con l’erario”. E’ quanto affermato dal presidente nazionale dei commercialisti, Gerardo Longobardi, nel corso del convegno “Patent box: confronto con l’Agenzia delle Entrate” svoltosi oggi a Milano.

    “Il fatto che l’applicazione del Patent box preveda una vera e propria procedura di ruling per la determinazione dell’agevolazione – ha detto – costituisce un passaggio che giudichiamo con estremo favore nell’ottica di una più proficua ed efficace collaborazione tra fisco e contribuente. In questo caso, infatti, l’impresa determina in contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate i metodi e i criteri di calcolo del contributo economico alla produzione del reddito d’impresa o della perdita del bene immateriale utilizzato direttamente. Il Patent box – continua Longobardi – rappresenta proprio l’emblema del mutamento di strategia che il Fisco sta perseguendo in questi ultimi due anni e che, a nostro avviso, andrebbe sempre più spesso adottata per rafforzare la via del dialogo e della collaborazione diretta. L’obiettivo generale cui tendere deve essere quello, soprattutto nelle casistiche più complesse, di una determinazione delle imposte preventiva che scongiuri l’adozione di logiche repressive ex post”.

    Secondo Longobardi “la logica che ispira il Patent box può facilitare la tax compliance dei contribuenti. Tale agevolazione individua un nuovo approccio all’azione di contrasto all’evasione che privilegia, almeno nelle intenzioni, un modello di cooperazione basato su un potenziato rapporto di fiducia reciproco. I contribuenti vengono infatti coinvolti in maniera attiva già nella fase anteriore a quella di predisposizione delle dichiarazioni, in modo da facilitare l’adempimento spontaneo e favorire il tax planning delle imprese”. “Quello della pianificazione dell’impatto fiscale degli investimenti – ha concluso Longobardi –  può essere uno dei fattori per migliorare il contesto generale in cui si troveranno ad operare le imprese nel nostro Paese”.